​​Mixed by Erry: il pirata che voleva fare il dj - Radio Bicocca

2023-03-08 14:35:48 By : Mr. joyear Gz

Dal 2 marzo è disponibile al cinema Mixed By Erry, diretto da Sydney Sibilia. Il film, prodotto da Groenlandia e ispirato a una storia vera, racconta le vicende dei fratelli Frattasio nella Napoli degli anni Ottanta e di come, nel giro di poco tempo, sono diventati l’etichetta discografica numero uno in Italia, illegalmente.

Correva l’anno 1976 quando in una piccola cucina di Forcella, i tre fratelli Frattasio aiutavano il padre a produrre whisky contraffatto da rivendere a turisti ignari. In un contesto fatto di criminalità organizzata e mafia, quello era il modo “onesto” di portare il pane a tavola secondo papà Frattasio (interpretato da Adriano Pantaleo). Verso la fine della pellicola, li ritroviamo cresciuti in quella stessa cucina a produrre Jack Daniel’s dal sapore di tè, come se gli anni nel mezzo non avessero portato cambiamenti. Invece, c’è stata una rivoluzione nel modo di produrre e distribuire musica. Una rivoluzione partita proprio da Forcella.

Enrico Frattasio (Luigi D’Oriano) vorrebbe fare il dj e del resto la passione per la musica l’ha sempre avuta, ma a mancargli – a quanto pare – sarebbe il carisma e “l’internazionalità” che quel mestiere richiede. Lui, però, non molla e decide di realizzare comunque il suo sogno. Con l’aiuto dei suoi fratelli Peppe e Angelo avvia un’attività al limite della legalità. Producono e vendono musicassette in quantità industriale, sotto il marchio Mixed by Erry, dove Erry non sarebbe altri che Enrico. Le sue compilation acquistano fama fino a diffondersi su scala nazionale. La loro notorietà non passa inosservata e si ritrovano a dover fare i conti con la Finanza e le case discografiche.

Il film scritto da Sydney Sibilia e Armando Festa si basa su una storia vera. Enrico Frattasio è davvero esistito (e ancora esiste) ma il lungometraggio pare parlare di una quotidianità così lontana. Il periodo delle cassette registrate, della new wave e della brillantina nei capelli sono ricordi che si sciolgono come zucchero filato sulla lingua. Effetto, questo, rafforzato dalle musiche di Michele Braga e da un’accurata selezione di grandi classici. Eppure, Sibilia – con grande maestria – ha dimostrato che è possibile mettere in comunicazione ere diverse, in cui la fruizione e la materialità della musica sono profondamente diverse.

Abbiamo un cast brillante e comico, a volte quasi teatrale e il napoletano usato in alcune scene incrementa l’effetto dei dialoghi. I tratti dei personaggi sono esasperati e un po’ stereotipati come il finanziere che dà la caccia ai fratelli Frattasio interpretato da Francesco Di Leva. Sempre a masticare una chewing gum, con i suoi occhiali da sole clip-on e lo sguardo attento. 

Per le vie strette di Napoli, il bene e il male si confondono. Non ci sono davvero degli eroi, e di certo non lo sono i Frattasio. Nemmeno la Finanza incarna questo ruolo nonostante stia cercando di fare la cosa giusta. Enrico è un pirata, sta accumulando un patrimonio a discapito delle etichette discografiche e degli artisti che duplica nelle sue musicassette. Eppure, è facile prenderlo in simpatia. Ha questo modo di fare agitato, insicuro, un po’ innocente e sempre titubante. Lungo le peripezie che gli capitano vediamo come spesso si interroga se stia facendo la cosa giusta. E del resto «io volevo solo fare il dj» è la risposta che riceviamo. 

La verità, alla fine – ma già all’inizio del film lo capiamo – è che esistono dei modi giusti e dei modi sbagliati di inseguire i propri sogni. E i Frattasio hanno scelto quello sbagliato.

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