Pensioni 2023: linee guida al nuovo Governo per una Riforma Pensioni equa e flessibile - Pensioni Per Tutti

2023-03-08 14:30:06 By : shen qinmei

Tutte le ultime notizie sul mondo delle pensioni

Di seguito l’elaborato conclusivo del lungo ed articolato ragionamento sulla riforma pensioni che ha portato il Dott. Claudio Maria Perfetto ad approfondire con noi prima i principi su cui si basa la Riforma Fornero e le ragioni che probabilmente fanno si che duri tutt’ora per poi procedere con il ‘rispolverare’ e modificare il Ddl 857 con la convinzione che la chiave di svolta per riformare l’attuale sistema previdenziale sia comunque proprio lì. Ossia attualizzare la Pdl 857 perché questa permetterebbe a tutte le forze politiche di ritrovarsi nell’idea comune di flessibilità in uscita e perseguirebbe la volontà, manifestata da tutti i partiti, di voler superare la Riforma Fornero. Ecco che allora in questo ultimo elaborato, il Dott. Perfetto descrive 5 Principi generali ai quali, a suo avviso, dovrebbe ispirarsi la futura Riforma Previdenziale. Li ha definiti “Principi generali” per differenziarli dai “Principi ristretti” presenti nella Riforma Fornero. I Principi generali contengono ed estendono i Principi ristretti della Riforma Fornero. L’elaborato evidenzia che le caratteristiche possedute dalla Pdl 857 sono tali da renderla eleggibile a futura Riforma Previdenziale. Mostra le sinergie tra Riforma Previdenziale e Riforma del lavoro

Questo elaborato è l’ultimo di una serie di elaborati che il nostro portale ha pubblicato i cui contenuti, ci tiene a ricordare il Dott. Perfetto, sono stati sviluppati secondo il seguente schema: Tesi, Antitesi, Sintesi.

TESI: Riforma Fornero. Rigidità nel pensionamento. Risultato: invecchiamento della popolazione lavoratrice.

ANTITESI: Pdl 857. Flessibilità nel pensionamento. Risultato: freno all’invecchiamento della popolazione lavoratrice.

SINTESI: Riforma Previdenziale & Riforma del Lavoro. Flessibilità nel pensionamento & lavoro robotico. Risultato: pensionamenti finanziati con contributi anche da lavoro robotico, e rigenerazione della popolazione lavoratrice tramite ricambio generazionale grazie alla flessibilità nel pensionamento.

Ed infine un ultimo suggerimento accorato da parte di Perfetto: “Qualsiasi Riforma Previdenziale il nuovo Governo vorrà attuare dovrebbe ispirarsi ai seguenti Princìpi generali“.

PRINCIPIO 1: Per fare le pensioni occorre il lavoro

il principale meccanismo per fare le pensioni è il lavoro. I contributi da lavoro determinano l’importo della pensione. Ci si potrebbe lasciare vincere dalla tentazione di ricorrere alla decontribuzione per incentivare le imprese ad assumere i giovani. Ma la decontribuzione gioca a sfavore dei giovani: impoverisce il loro importo pensionistico e li costringe a lavorare più a lungo per aumentare la propria pensione. Per sostenere l’occupazione giovanile vanno trovate altre soluzioni, a cominciare dal favorire il ricambio generazionale. Pensioni e lavoro sono così strettamente legati tra loro che una riforma delle pensioni non può prescindere dalla riforma del lavoro. Entrambe le riforme vanno affrontate in una visione sinottica, in una visione di insieme, parallela, in modo da collegarle senza soluzione di continuità, cioè senza ricorrere a soluzioni ad hoc per mantenere la continuità col pregresso, che spesso si traducono in soluzioni scadenti (a scadenza).

Se la riforma delle pensioni viene fatta prima, mentre la riforma del lavoro viene fatta dopo, si realizzano due riforme che risulteranno affette da strabismo, che non metteranno a fuoco lo stesso “punto focale”, la convergenza contributiva (ovvero, il sistema a ripartizione): per poter andare in pensione con i contributi del proprio lavoro è necessario che la propria pensione venga pagata con i contributi del lavoro di altri. Se si affronta la Riforma delle pensioni da sola, diventano dominanti i vincoli finanziari e ciò porta a irrigidire i requisiti per accedere alla pensione. Se la Riforma delle pensioni venisse affrontata contemporaneamente ad una Riforma del lavoro che puntasse ad aumentare l’occupazione giovanile, si contribuirebbe alla crescita economica, si permetterebbe a vincoli finanziari severissimi di allentare la loro stretta presa sulla spesa pensionistica, si consentirebbe di individuare requisiti più flessibili per l’accesso al pensionamento.

È abbastanza paradossale che lo Stato, che non dice quando comprare la casa, quando sposarsi, quando fare figli, debba dire però quando lasciare il lavoro. Anche nel decidere quando lasciare il lavoro va data la libertà di scelta nell’accesso al trattamento pensionistico. Una libertà che va esercitata entro un range di età anagrafica e un range di anni di contribuzione con requisiti minimi di età e di anni di contribuzione che vanno adeguati alle variazioni della speranza di vita. I requisiti minimi potranno abbassarsi se maggiore sarà la capacità di finanziare le pensioni con i contributi da lavoro. Pertanto, i requisiti minimi avranno anch’essi un certo grado di flessibilità: si alzeranno o si abbasseranno in funzione dell’andamento della speranza di vita e del livello occupazionale. Resta inteso che valgono clausole derogative per alcune categorie, tra cui quelle più deboli (es. invalidi) e quelle impegnate in lavori usuranti.           

La parola “equità” viene citata spesso e in più occasioni, ha diverse sfumature e si applica a differenti contesti. Equità tra le generazioni: riuscire a far fronte agli impegni finanziari della generazione corrente senza trasferirne gli oneri alle generazioni future. Equità entro la stessa generazione: uniformità nelle possibilità di scelta per chi possiede un requisito più basso (età anagrafica) e un requisito più alto (anni di contribuzione) rispetto a chi possiede gli stessi requisiti ma in ordine invertito (età più alta, e minori anni di contribuzione). Equità nel trattamento pensionistico: stessi criteri applicati a tutti, privati e pubblici, tra i quali ancora oggi si individuano posizioni differenziate che si potrebbero chiamare “privilegi”. Equità negli importi pensionistici: importo adeguato a condurre una vita dignitosa, che non rasenti la soglia della sopravvivenza.    

PRINCIPIO 5: Convergenza tra crescita economica e sviluppo economico

Si parla di “crescita economica” quando il PIL (Prodotto Interno Lordo) aumenta, cioè quando aumentano i beni e i servizi prodotti dal sistema economico in un determinato periodo di tempo. L’aumento del PIL – che vuol dire anche aumento del reddito –  indica l’aumento di ricchezza della nazione e degli individui. Ma come conciliare l’aumento di ricchezza della nazione con l’aumento del numero di individui che versano in condizioni di povertà assoluta? Più si diventa ricchi rendendo poveri altri, più si accentuano le disuguaglianze sociali, più viene a mancare quell’equità sociale sulla quale si fonda lo sviluppo economico. La crescita economica è una condizione necessaria ma non sufficiente allo sviluppo economico. La convergenza economica tra crescita e sviluppo andrebbe perseguita assieme all’attuazione del Principio di convergenza contributiva (contribuzione alla crescita) e del Principio di equità (eliminazione di privilegi).

Riforma delle pensioni e Riforma del mercato del lavoro

Sia la Riforma Fornero che la Proposta di legge 857 di Damiano-Baretta-Gnecchi si ispirano ai Princìpi appena esposti, chi in misura maggiore, chi in misura minore. La Pdl 857, in particolare, è caratterizzata da un grado di flessibilità nell’uscita dal mercato del lavoro maggiore di quello offerto dalla Riforma Fornero.

Nel favorire l’uscita dal mercato del lavoro dei lavoratori anziani risiede il contributo fondamentale della Proposta di legge 857: un contributo in grado di rallentare (ma non di arrestare) il processo di invecchiamento della forza lavoro che la Riforma Fornero, pur nel tentativo riuscito di porre un freno alla spesa pubblica, ha contribuito ad alimentare e a rafforzare. Al punto che oggi ci si trova con una popolazione di lavoratori anziani che potrebbero andare in pensione ma non posseggono i requisiti per andarci (età anagrafica e anni di contribuzione), e che sono invece obbligati a restare al lavoro pur non possedendo i requisiti per restarci (flessibilità nell’adattarsi ai cambiamenti e competenze digitali).  

È necessario attuare un ricambio generazionale attraverso l’adozione di una Riforma Previdenziale equa e flessibile (come quella basata sulla Proposta di legge 857) contemporaneamente ad una Riforma del lavoro nuova e lungimirante.

Una Riforma del lavoro nuova, che affronti in modo nuovo il lavoro nell’epoca digitale.

Una Riforma del lavoro lungimirante, che guardi al futuro prossimo venturo in cui dovrà occuparsi di occupazione tradizionale e di occupazione digitale, di occupazione umana e di occupazione robotica.

Una Riforma del lavoro nuova e lungimirante che equipari la forza lavoro robotica alla forza lavoro umana e che di conseguenza applichi anche ai robot un’imposta sul reddito da lavoro, la robot tax.

La robot tax andrebbe considerata, a nostro avviso, non già come un disincentivo all’utilizzo dei robot per favorire l’occupazione umana, ma come conseguenza diretta dell’equiparazione del lavoro robotico al lavoro umano, si applicherebbe alla produzione di beni e servizi ad opera dei robot, e sarebbe un’estensione della imposta sui servizi digitali – la cosiddetta Digital Service Tax – che viene applicata “nella misura del 3% sui ricavi derivanti dalla fornitura di servizi di veicolazione su un’interfaccia digitale di pubblicità mirata agli utenti della medesima interfaccia”.

La robot tax consentirebbe, a nostro avviso, di finanziare nuove pensioni, di attuare il ricambio generazionale, di riempire i vuoti contributivi dei lavoratori che andranno incontro a periodi di disoccupazione causati dall’elevato ricorso all’automazione e alla intermediazione digitale.

Ringraziamo come sempre il Dott. Perfetto e vi chiediamo cosa ne pensate delle sue considerazioni? Il prossimo Governo dovrebbe a vostro avviso prendere in considerazione le proposte e le migliorie espresse dal nostro esperto?

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caro Franco Giuseppe; non è stato semplice e forse ho la presunzione di aver capito cosa intendeva il dott. Perfetto a cui riconosco elevatissima competenza sul tema pensioni qua ndo parlava dei 41 unisti e 42 isti che dicono: non toccate la legge Fornero; te lo spiego con un esempio: su una tavola ci sono 3 pezzi di pane; a un certo punto uno si adegua e dice: meglio 3 pezzi di pane che niente; un altro invece dice: ci aggiungiamo l’acqua, altri 2 pezzi, magari un po’ di formaggio e una fettina di salame; beato chi si accontenta ma se si può avere qualcosa di più io lotto con tutte le mie forze per avere di più e anche per far capire a chi ha preparato la tavola che 3 pezzi di pane non mi bastano; anche perchè costoro se ti accontenti di 3 pezzi di pane sai cosa fanno? la prossima volta ne trovi 2; tutto questo discorso per dirti che bisogna tentare di migliorare le proprie posizioni; se ci riusciamo meglio , se non ci riusciamo abbiamo tentato; grazie, dott. Perfetto per l’aiuto che ci dà nel risolvere i nostri dubbi; saluti ai gestori del sito

ti rispondo ancora franco giuseppe; era riferito a chi sperava di andare in pensione con i 35 anni di contributi; i 7 anni era riferito ai 35 anni; certo che c’era la legge Sacconi brunetta; chiaro, Franco Giuseppe? ma poi finiamola ; vuoi sempre avere l’ultima parola? non mi stupisce che poi qualcuno ti abbia rinfacciato che se ne andava in pensione prima di te; dici che ti rode della legge quota 100; no, a te rode di esserti dovuto fare anni in più rispetto ad altri; sono leggi dello stato, che ti piaccia o no; prima o poi bisogna farsene una ragione e guardare avanti; saluti e te e ai gestori del sito

Gli lascio volentieri l’ultima parola anche se gradirei la prossima volta di citare da dove provengono le sue informazioni perchè spesso sono sbagliate. Inoltre le assicuro che nessuno mi ha rinfacciato godendo di andare in pensione prima di me. A tutti ho fatto sinceri auguri e tutti ritenevano che invero mi sarei dovuto pensionare prima io. Solo una volta su questo sito e visto che criticavo aspramente l’iniquità della quota 100, ho ricevuto proprio da un quota 100 gli “auguri di una brutta fine”. Dovrebbe cogliere anche lei la differenza tra criticare una norma sbagliata e prendersela con chi ha usufruito di quella norma. Spero ci riesca.

L’ho scritto più volte ma lo ripeto di nuovo qualsiasi riforma si faccia si dia la possibilità a chi vuole di utilizzare la legge Fornero, perché ormai chi come me del 60 è rimasto escluso dalla quota 100 non per i contributi ma per l’età anagrafica non devono esistere penalizzazioni . Poi torno a ripetere che non tutti i lavori sono uguali, come si fa a mettere sullo stesso piano chi passa l’intera vita lavorativa seduto su una comoda poltroncina girevole ad una scrivania per 6 ore e 40 alzandosi per sgranchirsi le gambe quando si vuole magari alla macchinetta del caffè con un metalmeccanico o un muratore che lavora per 10 / 11 ore al giorno nella manutenzione di centrali o raffinerie,vi dico solo che questi lavoratori ogni giorno sanno a che ora entrano a lavoro ma non sanno mai a che ora smontano. Io sono uno di quelli e ci sono mesi, per esempio durante la fermata degli impianti che si arriva a fare più di cento ore di straordinario in un solo mese, posso mostrare mie buste paga con 300 ore lavorate in un mese quindi quando si contano gli anni di lavoro andrebbero sommati anche gli straordinari. Non esistono neanche anticipi per patologie invalidanti da malattie professionali io ho 12 punti INAIL per ernie del disco dovute alla movimentazione di carichi e all’uso di attrezzature pesanti. La Dottoressa Fornero non solo si è dimenticata degli esodati ma anche di queste categorie di lavoratori, forse non è così preparata e intelligente come qualcuno la descrive.

Maledetti lazzeroni, avete succhiato tutte le risorse dell INPS, mantenendo pensioni d oro dai 20.000 ai 90.000 euro al mese, avete sobbarcarsi l ‘INPS del Reddito di Cittadinanza, elargito anche a chi non ha mai messo piede in Italia; avete addebitato all INPS la spesa di circa 30 euro al gg per ogni extracomunitario che sbarca in Italia. Avete derubato le casse dell INPS, ed ora parlate di riforme eque? Aspettatevi che gli italiano vengano a cercarvi!

Date la possibilità di uscita agli invalidi civili, massimo a 62 anni con qualsiasi contribuzione…occorre liberare posti di lavoro…i giovani non possono più attendere se ne parla da sempre ma non si raggiunge mai un accordo…basta!!!! Con le patologie invalidanti non è accettabile uscire a 67, soprattutto se non rendono strutturale APE SOCIAL, oppure trovate una giusta formula…in tempo di elezioni si promette di tutto…speriamo di non essere delusi ulteriormente…grazie a chi la pensa come me!!!!!

Buona sera, io ho 62 anni e 40 anni di contributi, sentito il patronato con opzione donna perderei 600 euro, con l’invalidità civile (al 100% ma con possibilità di lavorare) ne perdo 400. Ora mi chiedo: come possiamo andare in pensione perdendo tutte queste cifre?certamente se il mio stipendio fosse stato un altro me ne sarei andata domani ma così è veramente troppo.

laura, hai detto che sei andata da un patronato; io non andrei in 3 posti, ma a 4; all’inps; mi farei fare calcoli da più persone; mi sembrano tantissimi; saluti a te e ai gestori del sito

Buongiorno, ci sono andata anch’io ad un patronato, confermo 600 euro di decurtazione con opzione donna, rispetto all’ uscita anticipata di 41 anni e 10 mesi. La pensione non è un granché con opzione donna e poi è invariabile come somma erogata negli anni. Come vede siamo già in due, e se vuole le dico che siamo in tante che siamo andate….parlo del mondo sanitario, gli statali che non fanno niente…

Io sono ampiamente d’accordo

Ci sono situazioni indecenti (nelle forze armate) per chi per motivi di salute perde idoneità al servizio e transita all impiego civile, perde ogni diritto acquisito in tanti anni in forza armata viene falcuato di netto e calcolato tutto in funzione di quei pochi anni svolti nei ruoli civili, sarebbe giusto risarcire in modo proporzionale per il tempo di servizio nel ruolo di provenienza, un esempio i 6 scatti dati ai militari pensionati vengono totalmente eliminati al momento del transito seppur siano stati svolti oltre 30, 35 anni con le stellette.

Siete dei privilegiati,anche se passate nei ruoli civili. Le persone che non fanno parte delle forze armate, se non sono più idonee al profilo, vanno a casa, pertanto abbi il buon senso di tacere.

Gentile Lemon, pur essendo stato io dipendente del Ministero della difesa ma da civile, la informo che ha toppato in pieno: Se non si è più idonei ad un determinato profilo professionale si cerca sempre, e succede anche nell’ambito privato, di trovare una collocazione utile al lavoratore. Un giudice del lavoro non permetterebbe mai un licenziamento senza giusta causa. Solo se non fosse possibile ricollocarlo in nuovo profilo e a causa di elevata invalidità, viene messo a riposo d’ufficio e mandato in pensione.

Lavoro dal 1973,entrato a 16 anni nel mondo del lavoro,come metalmeccanico,sono stato derubato di contributi ,ho (versato 3anni doppi di contributi,avendo aperto un negozio per conto mio, costretto a fare anche il metalmec.per pagare debiti),2022 lavoro sempre come metalm.ancora non posso andare in pensione. (Con 4bypass al cuore)Vaffanculo a tutti i governi,ladri e cialtroni e perfino assassini.

Io penso che i politici che ci governano e che dovrebbero sostenere i diritti dei cittadini, non possono percepire a 60 anni un’ ulteriore pensione maturata in una sola legislatura, con un compenso molto superiore di quella percepita da una semplice impiegata con alle spalle una contribuzione di 42 anni. È una vergogna. Questa forma è un rubare legalizzato.

Quando si parla di equità….che cominciano a farmi ridere….visto le pensioni d’oro che vengono date anche se non coperte da contributi…..prima portassero le pensioni tutte sullo stesso piano….poi forse possono parlare di equità.

Secondo me dovrebbero portare le pensioni almeno a 1500 EUR al mese x rendere la vita più vivibile non dare 8 euro al mese o 15 in più mi sembra una presa x i fondelli visto che con tutti questi aumenti mi sembra il minimo indispensabile

Buongiorno Dott.Perfetto sarebbe opportuno che facesse leggere i suoi 5 punti alle forze politiche…. è inutile leggere quello che noi già sappiamo ma che il governo,non importa la bandiera, faccia finta di non sapere.

Buonasera io sono Poletto Maurizio ho lavorato in fabbrica, ho lavorato 15 anni Edilizia, intonaci, ecc. e prendo una pensione di miserie. Di fame , siamo in 2 persone famiglie., ho 68.anni una pensione di 4,80.€. 4cento e ottanta. mi moi dire come se vive. Una pensione di miserie da fame .atendo una risposta.

Buon pomeriggio. Sarebbe opportuno inserire nel diritto a percepire la Naspi anche i pubblici dipendenti che non ne hanno diritto e che hanno l’età giusta e maturato gli anni di servizio necessari. Parlo della situazione di un mio amico: 63 anni, licenziato dallo Stato ad agosto 2021 (ha proposto ricorso al giudice del lavoro) dopo 37 anni di servizio. Non ha alcun sostegno al reddito ed è in una difficilissima situazione economica. Eliminare la Fornero va benissimo. Pensate a modificare la Naspi e renderla continua. Grazie

Non vi sembra che dopo 41 anni di fabbrica (fonderia,acciaieria,edilizia ,sulle strade sotto il sole con queste temperature) sia il caso di mandare in pensione i lavoratori,anche per lasciare il posto ai giovani.I soldi se vogliono li trovano, guarda caso dove vogliono ci sono sempre.Speriamo che con il nuovo governo centro destra (nei sondaggi è favorito) cambi qualcosa saluti

A sbilanciare il tutto è comunque anche aver fornito “servizi gratis” a tante persone che per svariati motivi non hanno contribuito al welfare; ovviamente non parlo di chi realmente è malato o impossibilitato per motivi gravi. La realtà è questa.. Non volerla vedere è ipocrita. Lo Stato decide di suo quando andare in pensione e quanti soldi darci perché siamo l’unica fonte sicura di prelievo. Naspi sì..ok..ma perché deve pagarla l’Inps quando l’azienda ha giocato sporco coi dipendenti..fallisce volutamente e non paga mai di tasca sua? Per che siamo in un paese molle che va in.piazza solo per i mondiali di calcio ma per il resto è gregge belante…. Protegge il potere che sostiene il POTERE… Per non urtare gli animi sensibili stiamo zitti

Sono d’accordo con te , ma deve essere senza penalizzazioni, e comunque ho paura che è solo campagna elettorale populista

Solo parole ma non si “quaglia”mai. È naturale che si rende necessario un esodo obbligatorio ad una determinata età anagrafica per le mansioni poco qualificate, specialmente nella P.A; ma il vero sordo è chi non vuol sentire. E poi.. dove è garantita la libertà Costituzionale se ti impongono un obbligo di permanenza al lavoro fino a 67 anni. E se tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge perché i parlamentari devono maturare il diritto a 60 anni. Sicuro che non mi pubblicherete vi ringrazio e vi saluto

Gentile Dott Perfetto, avrei piacere di conoscere il suo pensiero sulla possibilità di separare la spesa assistenziale da quella previdenziale. Allego il link de “Il Punto” di marzo 2022 con l’articolo di Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali apparso anche sul corriere della sera a febbraio 2022 dove si evidenzia il verdetto emesso dagli esperti della Commissione tecnica istituita dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Mi pongo il problema non solo per una mera trasparenza amministrativo-contabile, ma soprattutto per quando “qualcuno” dovrà pur spiegare anche in sede europea l’auspicata riforma previdenziale, evidenziando (se i conti indicati nell’articolo sono plausibili) una spesa per pensioni in Italia in linea sul Pil con le medie europee! Dico questo non avendo approfondito il tema ma leggendo da “semplice” lettore l’articolo di Brambilla! Grazie Fab60

https://www.itinerariprevidenziali.it/site/home/ilpunto/pensioni/davvero-italia-non-puo-separare-previdenza-e-assistenza.html#:~:text=In%20Italia%20separare%20la%20spesa,Lavoro%20e%20delle%20Politiche%20Sociali.

Sig. Fab60, sulla possibilità di separare la spesa assistenziale da quella previdenziale mi sono espresso nell’articolo del 13 giugno 2022 a firma di Erica Venditti dal titolo “Riforma pensioni 2023, ultime: giusto separare assistenza da previdenza?” (https://www.pensionipertutti.it/riforma-pensioni-2023-ultime-giusto-separare-assistenza-da-previdenza/).

Nell’articolo che le ho appena citato sostengo che separare la Previdenza dall’Assistenza non risolve il problema delle pensioni, perché il vero problema è la mancanza delle nascite.

Ho letto l’articolo di cui ha postato il link. Effettivamente, se gli “esperti” comunicano a Eurostat e quindi alla Commissione europea dati che differiscono da quelli presenti nel Bilancio INPS, allora, come dice il Prof. Alberto Brambilla, “ci facciamo male da soli!”.

Le volte che ho letto i Bilanci dell’INPS, (per quanto non sia affatto un esperto di Bilanci) mi è stato agevole individuare le voci della Previdenza finanziata con i contributi da lavoro (principalmente Pensione di vecchiaia e Pensione anticipata) e dell’Assistenza finanziata con la fiscalità generale (Pensione di invalidità civile, Assegni sociali, Pensione di cittadinanza, Reddito di cittadinanza).

In definitiva in termini contabili, la Previdenza (gestioni previdenziali) e l’Assistenza (gestioni assistenziali) sono già separate (come, ovviamente, ci si deve attendere leggendo il Bilancio INPS).

Più che domandarsi se sia il caso o meno di separare la Previdenza dall’Assistenza, occorrerebbe piuttosto porsi un’altra domanda: lo Stato versa annualmente i contributi per i dipendenti statali? A questa domanda potrebbero rispondere anche i dipendenti statali stessi, accedendo all’INPS e verificando la propria situazione contributiva, oppure chiedendo all’INPS l’Ecocert.

Per quanto riguarda la carenza di nascite, è possibile che in un comune di 25.000 persone ci siano si e no 20 posti al nido comunale? Se vogliamo bimbi dobbiamo mettere i genitori o futuri genitori in grado di poter lavorare e non di scegliere tra lavoro e figli, ma se non sanno dove lasciare i bambini, visto che i nonni devono lavorare all’infinito come fanno? Già è difficile per i giovani trovare lavoro, una casa dignitosa con stipendi da fame, come fanno a mettere al mondo dei figli per poi non poter lasciarli al nido? Devono scegliere o figli o lavoro….. Una volta i nonni erano fondamentali per i nipoti, io ho 60 anni, ho iniziato a lavorare a 16, non posso andare in pensione perché ho dovuto scegliere se crescere i figli o lavorate, ad oggi devo recuperare gli anni persi e non posso scegliere per opzione donna perché non ho la continuità lavorativa, non posso aiutare i figli con i bambini perché anch’io devo lavorare….. Come si risolve? Ho iniziato a lavorare quando bastavano 35 anni di contributi per la pensione d’anzianità e pur recuperando gli anni persi sarei andata a 54 anni ma visto che adesso ne devono 43….. E poi dicono che si alza l’aspettativa di vita, su vivi ma in che condizioni? Una nonna

Mi dispiace contraddirla ma non esiste nessuna separazione delle due voci di spesa previdenza/assistenza. Nel conteggio dare/avere si sommano (erroneamente)

La ringrazio e mi scuso per aver posto un tema che aveva già affrontato il 13/6/22! Mi verrebbe da dire tutto “Perfetto”! Comprendo che, anche in tema di rappresentazione delle poste di bilancio delle due categorie (previdenza e assistenza) occorrerebbe una riforma più strutturale e non un semplice spostamento contabile. Se poi ci addentriamo sul tema della natalità entriamo in un altro ginepraio molto più ampio e complesso, con aspetti socio-economici di non poco conto che uno Stato deve affrontare in maniera seria. L’ultima questione che lei pone (versamento da parte dello stato dei contributi dei dipendenti pubblici…) mi lascia basito! Chiuderei con un “tutto a posto e niente in ordine”. Cordiali saluti Fab60

Grazie di Tutto ma Lascate Pure La Fornero, anche perché ho Finito Il (Burro) Scusate ma non ne possiamo proprio più..

E mai possibile ke a 65 anni di età e 36 d contributi devo aspettare ancora 2 anni x la pensione? Però devo vedere gente ke non fa 1 cavolo e hanno il reddito di cittadinanza. Mahhhhhh

Buongiorno Dott. Perfetto, devo ammettere che negli ultimi mesi mi trovo parecchio in sintonia con le sue idee e affermazioni. Non sempre è stato così e me ne dispiace, soprattutto nel periodo della discussione di quota 100. Probabilmente ero io che non comprendevo le sue affermazioni o magari a quel tempo Lei aveva altre vedute. Noto sempre di più negli ultimi editoriali una sua più marcata comprensione della legge Fornero fino ad arrivare persino a difenderla nella sua persona. Sapesse quante maledizioni le ho tirato anch’io che me la sono subita tutta fino all’ultimo giorno. Tutto però è cambiato alla nascita delle quote, un obbrobrio normativo e morale. La legge Fornero, nata sulle ceneri di quella sciagurata legislatura che ci aveva quasi portato al default statale, conteneva già allora quelle forme di equità e flessibilità che rendeva tutti i lavoratori uguali. Una legge durissima e molto difficile da ingoiare ma aveva due cardini di linearità: 1) Se si hanno tanti anni di lavoro e di versamenti contributivi si può andare in pensione a qualsiasi età, sia che ne hai 60 sia che ne hai 64, basta che raggiungi il limite massimo di contributi ( asp. di vita compresa e a cadenza biennale ). Nacque così l’anticipata Fornero. 2) Se non si hanno abbastanza contributi per avere una pensione che consenta di vivere una vecchiaia senza aiuti continui dello Stato, allora e purtroppo, devi lavorare qualche anno di più e accumulare più contributi per avere un assegno più corposo. Questa è la pensione di vecchiaia. A parte alcune opzioni mirate non c’erano distinguo tra operai, impiegati e dirigenti, benestanti o non benestanti, tutti dovevano raggiungere la loro meta. Oggi, tra proposte articolate e varie si propongono penalizzazioni e credo comprenderà anche Lei che nel mondo del lavoro questo comporterà evidenti distorsioni tra lavoratori, tra chi potrà permettersi quelle penalizzazioni e tra chi non potrà permetterselo. A questo punto avanzo anche io una proposta: Rimangano i requisiti odierni della Fornero ( estinguendo l’aspettativa di vita ) e fermando per sempre i 67 anni della vecchiaia e i 43,1, ( vogliamo abbassarli un pò? Va bene, facciamo 65 – 42 ). Chi vuole andare in pensione prima di detti termini uguali per tutti non riceverà nessuna pensione fino al raggiungimento del suo requisito. D’altronde chi non può permetterselo continuerà a pensionarsi con i requisiti massimi e chi potrà permetterselo userà soldi della sua ricchezza fino al raggiungimento del suo requisito. Morale : Tutti dovranno raggiungere i requisiti della Fornero per avere la sua pensione, senza distinzione alcuna come successo con le quote. Lei mi dirà: ” Ma così non ci sarà più libertà di scelta !!!! ” Ed io le rispondo: ” Perchè con quota 100 c’è stata libertà di scelta per tutti ? ” Lo so, è una provocazione, ma dopo aver letto l’articolo del Corriere della Sera che ha confermato l’utilizzo della quota 100 in stragrande maggioranza da persone abbienti, viene rabbia a pensare che i poveri sono costretti a morire sul lavoro. Ogni anno muoiono oltre mille lavoratori, molti sono anziani e in prossimità della sudata pensione, rarissimi i casi di impiegati d’ufficio e dirigenti. Questi dati qualcosa vorranno pur dire.

carissimo franco giuseppe; ottimo commento, veramente complimenti ma piccoli appunti: hai parlato che di quota 100 ne hanno usufruito principalmente fasce medio alte e dirigenti; è molto generico; d’accordo per chi poteva permetterselo ; dei professori cosa ne dici? le motivazioni di chi ha usufruito di quota 100 sono tantissime: chi non ne poteva più, chi mi ha detto: a me il lavoro piace, continuo; altri hanno detto: ma poi in pensione che cosa faccio; un collega gli avevano prospettato che sarebbe andato in pensione a 66 anni e invece è riuscito a 62 anni; una cosa è certa: gli inc. del 1960 la scelta non l’hanno avuta; parli di morti sul lavoro? proprio e anche per quello è stata fatta quota 100; per non costringere la gente a stare al lavoro per 43 anni e oltre; si sono risparmiati anni di lavoro in condizioni durissime; dici che gli operai non potevano permettersi quota 100; dipende da quota 100 o dal fatto che i signori imprenditori ti danno una paga scarsa e poi ti dicono: o mangi questa minestra o salti dalla finestra? o magari delocalizzano in altri paesi dove la manodopera costa molto meno? un ultimo esempio: devi arrivare in cima ad una montagna con una bicicletta normale non elettrica: hai una strada lunga con una pendenza media; e una più corta con pendenza durissima; che strada scegli? se hai una scelta prendi quella che ti conviene ma se non hai scelta come si dice ti attacchi al tram; saluti a te e ai gestori del sito

Sig. PAOLO Prof, ho riportato l’articolo del CdSera, e quindi se ritiene che qualcosa sia “generico”, dovrebbe rivolgere la critica a questo quotidiano, che le ricordo è il più venduto in Italia. Per quanto riguarda le motivazioni di chi ha scelto o meno di pensionarsi con la quota 100, sono d’accordo con Lei: Ognuno ha fatto le proprie scelte. Sorvolo elegantemente sul discorso del perchè è stata fatta quota 100; lei dice che è stata fatta “per non costringere la gente a stare sul lavoro per 43 anni e oltre …. “. Strano, io non me ne sono accorto. Forse proprio perchè costretto a farmi tutti i 43,1. Saluti anche a lei.

Scusi Sig. PAOLO Prof, come potrà certo rileggere non è una mia affermazione ma un articolo del Corriere della Sera, quindi se c’è qualcosa di generico è l’articolo. mi risulta di difficile comprensione la sua frase che quota 100 sia stata fatta per non costringere le persone a stare sul lavoro per 43 anni e oltre. Mi scusi, ma io non me ne sono accorto anche perchè invero ne sono stato costretto. Per fortuna che Lei è un professore di educazione fisica e non di educazione civica. Pare infatti in molti suoi commenti che accetti passivamente le iniquità e ingiustizie normative e si consola che almeno qualcuno ne possa trarre vantaggio a discapito di altri più meritevoli. Peccato.

te lo ripeto fino a stufarti; mettitela via; goditi la tua pensione tu che ce l’hai e la percepisci; pensa a chi non è andato in pensione ancora, a chi come me la pensione ufficiale la vedrà nel 2027 e ha appena spedito le carte per la RITA e se ti sei dovuto fare per intero la legge fornero non è colpa di quota 100 ma della legge Fornero che ti ha costretto a a fare 43 anni e 1 mese;

Sig. Franco Giuseppe, della Riforma Fornero apprezzo la “meccanica”, per così dire, l’impianto concettuale: se mancano le nascite, verranno a mancare i nuovi lavoratori; e se si vive più a lungo, venendo a mancare nuovi lavoratori, è giocoforza rimanere più a lungo al lavoro.

La Riforma Fornero richiama alla mia mente l’immagine di una massa che viene costantemente accelerata e che in virtù di tale accelerazione aumenta sempre più di massa, fino a quando tale massa diventa talmente grande che non esiste più alcuna possibilità di accelerarla, e quindi si arresterà. Non avviene proprio così in Fisica, ma l’immagine che ho in mente è grossomodo questa.

Orbene, quanto più diminuiscono le nascite e quanto più aumenta la speranza di vita, tanto più a lungo i lavoratori dovranno restare al lavoro; ma quanto più a lungo i lavoratori resteranno al lavoro, tanto meno giovani potranno entrare nel mondo del lavoro, e tanto meno nascite potranno esserci. E questo ciclo non fa altro che aumentare l’invecchiamento della popolazione dei lavoratori fino ad arrestare la “macchina pensionistica” perché più nessun lavoratore potrà andare in pensione.

La Riforma Fornero necessita di una “valvola di sfogo”, per così dire, che consenta il ricambio generazionale. Questa valvola di sfogo, questa “clausola di salvaguardia” chiamata “ricambio generazionale” non è presente nella meccanica della Riforma Fornero, la quale continua imperterrita la sua corsa generando lavoratori anziani anziché nuove nascite.

Magari la Prof.ssa Fornero ci starà pensando anche a lei a come si potrebbe “disinnescare” questo invecchiamento progressivo della popolazione dei lavoratori.

Personalmente ho sempre avuto alta stima della Prof.ssa Fornero, perché sa quello che dice, è convinta di quello che dice, e sostiene con forza di carattere le proprie convinzioni in ogni circostanza, davanti a tutti, tenendo abilmente testa a chi usa come solo argomento di controversia la storia (tragicamente penosa, lo riconosciamo tutti) degli esodati.

Non mi riferisco solo a quei politici che tirano colpi bassi, che mirano a dequalificare le persone piuttosto che a qualificare le proprie idee.

Mi riferisco anche a quei Quarantunisti e Qurantadueisti che per tirare acqua al proprio mulino tirano anche loro in ballo la storia (pur estremamente penosa, lo riconosciamo tutti, l’abbiamo già detto, ma vogliamo ricordarlo ancora come se fosse una cosa solenne da ricordare) degli esodati senza averne magari conosciuto di persona nemmeno uno.

Ma ora quei Quarantunisti e Qurantadueisti ci hanno ripensato, gli esodati sono scomparsi dalla loro memoria (nonostante la solennità del ricordo) e invocano a gran voce di non toccare la Fornero!

Non riesco a comprendere fino in fondo la storia dei 41isti e degli esodati, deve essermi sfuggita. Sta forse parlando dei 41isti che criticavano la quota 100 che aveva nuovamente dimenticato gli ultimi esodati e che avrebbero avuto maggior diritto di essere tutelati ? Beh, tra i vari commenti questa era una verità. Mi pare anche il minimo sindacale che i 41isti odierni ( non quelli del 2019 ) chiedano di non toccare la Fornero !!!!! Se le proposte messe oggi in campo per un’uscita anticipata variano, dalle penalizzazioni al tutto contributivo, mi pare logico che i 41 isti odierni preferiscono di gran lunga accettare la fornero nella sua interezza, senza penalizzazioni e senza dover perdere il sistema misto. Questo rischio nel 2019 non esisteva, prova ne è che i quotisti non hanno subito ne l’una ne l’altra. Se ci ragiona sopra, è possibile che un futuro 41ista, pur avendo lavorato e versato 3 anni in più, riceverà un assegno pari a chi ha lavorato e versato 3 anni in meno, in virtù del fatto che i quotisti non hanno patito nessuna penalizzazione. Le cose andrebbero peggio se si passasse al tutto contributivo; in tal caso l’assegno pensionistico sarebbe addirittura di molto inferiore rispetto ad un quota 100. Non sono napoletano e scusate gli errori ma ” Ca’ nisciuno è fesso “.

carissimo Franco Giuseppe, ti rispondo ancora; io posso capire le ragioni della legge Fornero che a suo tempo fu fatta e purtroppo è tuttora presente; se non ricordo male lo spread a quel tempo era schizzato a 500 ; il governo monti e la Fornero misero, sulla sua legge, la questione di fiducia e i signori Onorevoli, per non perdere la loro pensione, la votarono; se non ricordo male a quel tempo c’erano i 35 anni di contributi e i 65 anni d’età per gli uomini, i 60 anni per le donne; all’improvviso portarono a oltre 42 gli uomini; c’era gente che aveva fatto accordi con le aziende per andare in pensione; all’improvviso si trovarono senza stipendio e pensione (i famosi esodati); se non ricordo male fecero 9 salvaguardie per queste persone; tu a quel tempo forse non pensavi alla pensione o forse si; pensa a gente che all’improvviso si è visto aumentare di 7 anni dall’oggi al domani per andare in pensione; ancora continui a dire che i quota 100 non hanno subito penalizzazioni? leggi tra le righe: hanno assegni ridotti perchè hanno meno anni di contributi; rimane un principio di base: tu la pensione ce l’hai e la percepisci; noi, e tu ne sei escluso perchè la tua pensione ce l’hai e la percepisci, dobbiamo ancora soffrire ancora a lungo; dimostra più rilassatezza nei tuoi commenti; dici che non te ne sei accorto perchè hai dovuto fartela per intero; tantissima gente se ne è accorta; pensa a gente sui camion che ha potuto andarsene via 5 anni prima grazie a quota 100; parlavo giusto ieri con un autista di bus e mi diceva che si stanno licenziando persone nel suo lavoro; meglio in fabbrica; quota 100 è stato uno spiraglio di luce in mezzo alle tenebre della legge Fornero; adesso per noi è veramente dura; e mi ci metto in mezzo visto che la pensione ufficiale la vedrò nel 2027; se passa la proposta tridico prima ma quanto prima non è dato a sapersi; saluti a te, al dott. Perfetto, al dott. Marino, al dott. Rodinò e in Particolare alla Dott.ssa Venditti

Paolo prof, non smette di stupirmi in negativo: Lei ricorda malissimo. Ai tempi dell’avvento di Monti e Fornero non c’erano i 35 anni di contributi, ma c’era la legge Sacconi-Brunetta con 40+ 1 anno di finestra. Non ho subito 7 anni di aumento lavorativo ma 3 anni, che comunque non sono pochi se pensa che c’è chi ne ha fatti 5 di meno con la quota 100. Penalizzazioni i quota 100 ? Ma cosa dice !! Prendere un assegno sulla base dei contributi versati non è una penalizzazione, prendono esattamente per quanti anni hanno versato. Diverso è invece andare in pensione con meno contributi e in aggiunta anche le penalizzazioni del 1,5 per cento per ogni anno di anticipo. Se non lo capisce glielo spiego meglio. Un quota 100 con 41 anni di contributi ,avendo anticipato la pensione non prende tanto quanto un pensionato Fornero ma qualcosa meno a causa dei minori contributi versati. Un domani chi si pensionerà sempre con 41 anni di contributi prenderà la stessa somma del quota 100 ma si dovrà anche aggiungere la penalizzazione dei 2 anni di anticipo e quindi prenderà ancora meno. Se non comprende questo e non crede alle mie parole, lo chieda al Dott. Perfetto o al Dott. Marino che sono più credibili di me. Abbia più rispetto della mia pensione acquisita con l’unica legge ancora in vigore. Io non ho avuto possibilità di sconti e di scelta.

Decisamente meglio la proposta proposta del gruppo UTP Uniti per la Tutela del Diritto alla Pensione descritta dal Dott. Marino. Altrimenti proseguiamo con la Fornero dando più flessibilità dai 62 anni senza penalizzazioni e unificando le due liste gravosi…una applicata solo per ape l’altra per quota 41…scandaloso e incostituzionale se un lavoro è gravoso li è a prescindere dall’età. Solito pasticcio all’italiana. Saluti a tutti.

Sig. Alessandro, tutte le proposte sono migliorabili o peggiorabili (anche la Riforma Fornero stessa).

Tra le proposte che vengono presentate si affermano quelle che vengono condivise dalla maggioranza.

Perché una proposta venga condivisa dalla maggioranza non basta avere ragione, bisogna essere capaci di farsela dare (lo insegna il Prof. Cazzola che a sua volta lo ha appreso da Luciano Lama).

L’immenso Luciano Lama non aveva bisogno di farsi dare ragione, era un dato di fatto. Essere capaci di farsi dare ragione anche nella falsità è un’arte che solo persone meschine che manipolano le menti deboli usano. Cazzola, se va indietro nell’archivio di Pensioni per Tutti, ha in passato elogiato la quota 100, salvo poi, in seguito, encomiare ancora la Fornero. Mi dispiace ma le due cose erano incompatibili.

Sig. Franco Giuseppe, probabilmente lei si riferisce all’editoriale di Giuliano Cazzola pubblicato su Pensionipertutti in data 14 Aprile 2020 dal titolo: “Riforma pensioni 2020, ultimissime Cazzola: ‘Su quota 100 ho cambiato idea’” (https://www.pensionipertutti.it/riforma-pensioni-2020-ultimissime-cazzola-su-quota-100-ho-cambiato-idea/)

In quell’editoriale il Prof. Cazzola faceva riferimento alla “eterogenesi dei fini”, cioè all’utilizzo di qualcosa (Quota 100) che era stata studiata per un determinato fine (ricambio generazionale nei posti di lavoro) ma che adesso in piena pandemia poteva essere utilizzata per un fine diverso (ridurre i licenziamenti).

In altre parole, potendo andare in pensione con Quota 100 si fa in modo di assicurare il pensionamento a chi potrebbe eventualmente incorre in un licenziamento.

Alla fine del suo editoriale, così si esprime il Prof. Cazzola: “le finalità si invertiranno: non più nuova occupazione, ma minore disoccupazione, grazie all’approdo ad un reddito previdenziale”.

E con l’onestà intellettuale che l’ha sempre contraddistinto, il Prof. Cazzola afferma: “Del resto ci è piovuta addosso una montagna di guai. Ce ne è abbastanza per cambiare opinione”.

Dott. Perfetto, mi risponda sinceramente, ma Lei e il Dott. Marino rischiavate il licenziamento ? Se poi, per eterogenesi dei fini, si intende che la Lega ha fatto quella porcata di quota 100 pensando nel 2019 che, per mal che vada, in caso di una disgrazia futura, tipo pandemie o guerre, almeno si salvavano posti di lavoro, allora si sta rasentando il ridicolo. Lei pensa che prima di approvare quella norma si fossero rivolti alla maga del luna park con la sua sfera di cristallo con lo scopo di approvare quota 100 che avesse anche l’eterogenesi dei fini in casi avversi ? Dai, un po di buonumore non guasta. Saluti.

Dott. Perfetto, mi risponda sinceramente, ma Lei e il Dott. Marino rischiavate il licenziamento post pandemia ? E comunque, l’eterogenesi dei fini postuma, non cambia la sostanza : Cazzola aveva elogiato la quota 100 nella sua formula e scopo. Che poi si sia rilevata costosa e fallimentare e sia divenuta in seguito, fortunatamente o sfortunatamente, l’eterogenesi dei fini nessuno se l’aspettava. Se continuiamo di questo passo finisce che dovremo lodare la Lega che aveva previsto che se la quota 100 non funzionava per uno scopo almeno sarebbe servita post pandemia. Come ne sia venuta a conoscenza in anticipo è da spiegarsi nella lettura della sfera di cristallo della maga del luna park Padano. Stiamo rasentando il ridicolo. Da anni è in atto una diatriba tra Salvini e la Fornero. Elogiare prima uno e poi in seguito elogiare l’altra sono due cose in antitesi aldilà dell’eterogenesi dei fini.

tutto molto interessante e lungimirante; mi sembra la cosiddetta cattedrale nel deserto; il problema grosso è far capire al politico che legifera una cosa del genere; al di là del discorso del debito pubblico italiano che è un dato di fatto prevale attualmente questo principio; chi è già in pensione ormai è a posto e gli altri teniamoli pure al lavoro, sfruttiamoli fino all’osso, se muoiono risparmio sulle pensioni; non può funzionare così; speriamo in un’apertura mentale di chi legifera; saluti al dott. perfetto e ai gestori del sito

Questa è la strada giusta da perseguire per affrontare le problematiche sul lavoro, sulla riforma previdenziale e sullo sviluppo economico e sociale del Paese.

FLESSIBILITÀ ! EQUITÀ ! Per chi ha già 41 anni di lavoro alle spalle è ridicolo e imbarazzante sentir parlare di “flessibilità”. A forza di essere flessibili ci siamo “spezzati” anzi proprio “rotti”.. “Equità” ? EQUITÀ ?? Per noi al lavoro dai primi anni 80 sarebbe pura follia ipotizzare di cambiarci per la quarta volta le carte in tavolo “fregandoci” ancora denaro e vita ! NON SONO EQUI 41 DI LAVORO SENZA PENALIZZAZIONI ??? ALLORA FACCIANO 42 ANNI DI LAVORO SENZA PENALIZZAZIONI ! CHISSÀ .. FORSE NON SONO ANCORA ABBASTANZA EQUI NEANCHE 42 ANNI ??? ALLORA CARI SIGNORI .. LASCIATE “L’ANTICIPATA” DELLA FORNERO !! O FORSE NON SONO ABBASTANZA NEANCHE 43 ANNI E UN MESE !!! .. NON SCHERZIAMO PER FAVORE !!

Oggi, 12 settembre 2022, alle ore 11 e zero zero precise, il sito https://www.spreadoggi.it/ annuncia: “SPREAD oggi Italia: 230,4”.

Pertanto, sig. Franco, più i Partiti continueranno ad andare in ordine sparso, più l’anticipata Fornero aumenta la sua probabilità di restare.

Concordo e aggiungo, non credo che si stia chiedendo la luna, come lei ha già ipotizzato nell articolo sulla nuova applicazione del Pdl 857, ovvero che dal 1.01.2023 venga rivista e portata a 42 per gli uomini e 41 per le donne il tutto senza penalizzazioni e possibilmente aggiungonio con una finestra ridotta, per poi fare con calma e analizzando bene le varie opzioni, una vera riforma durante il 2023, ieri nei programmi di PD e Fdl, confronto Letta e Meloni nemmeno una parola riguardo le pensioni, preoccupante situazione che mi fa pensare che chiunque vinca non porterà variazioni.

Tutti dobbiamo ringraziare il dott.Perfetto per il tempo dedicato allo studio e successiva pubblicazione del suo elaborato; mi vengono alcuni dubbi : se dobbiamo aspettare una riforma del lavoro penso che i tempi si dilatino ulteriormente, inoltre chiedo se qualche paese occidentale ha già tassato, ai fini previdenziali, il lavoro dei robot. Grazie a tutti, buona giornata

Sig. Mimmo 60, nessun Paese occidentale ha ancora tassato il lavoro dei robot, né ai fini previdenziali né per altri fini (che io sappia).

La Corea del Sud, invece, ha applicato la tassa sui robot, per i possibili effetti sulla disoccupazione.

C’è anche un altro aspetto da prendere in considerazione, e di questo ne parla anche Beppe Grillo sul suo blog https://beppegrillo.it/corea-del-sud-sempre-piu-aziende-sostituiscono-i-lavoratori-con-i-robot/

Riguarda la sicurezza sul lavoro. Le aziende potrebbero affrettarsi a sostituire manodopera umana con manodopera robotica per evitare di andare incontro a sanzioni anche pesanti a causa della frequenza con cui si verificano le morti sul lavoro.

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